Pittore, scultore, architetto e poeta: è raro trovare nella storia un artista all’altezza di Michelangelo.
Un talento prodigioso che espresse fin dalla giovane età, quando iniziò il suo apprendistato presso la bottega del Ghirlandaio, indirizzato dal padre. Per nostra fortuna, Michelangelo fu uomo longevo (morì poco prima dei novant’anni) e produttivo fino agli ultimi giorni, e le sue straordinarie opere furono realizzate per i più importanti committenti del suo tempo, tra questi la famiglia Medici e ben cinque pontefici.
Michelangelo crebbe e visse a lungo a Firenze, in momenti diversi della sua carriera: il nostro itinerario in 6 tappe guiderà il lettore nella visita alle opere principali ancora oggi custodite e visibili nel capoluogo toscano.
1. Casa Buonarroti
Iniziamo da Casa Buonarroti, l’antica dimora di famiglia. Allestita nel XVII secolo dal pronipote di Michelangelo, suo omonimo, Casa Buonarroti raccoglie un considerevole numero di disegni autografi del grande maestro toscano, sfuggiti alla distruzione (per mano dello stesso artista, intenzionato a bruciarli) e alla dispersione.
Qui è possibile ammirare anche due rilievi in marmo dell’età giovanile di Michelangelo: la Madonna della scala (1490 ca.) e la Battaglia dei centauri (1490-1492).
La prima rivela con estrema chiarezza il debito dell’artista verso Donatello, non solo per il ricorso alla tecnica dello stiacciato, ma anche per la composizione. Nell’angolo sinistro della lastra che raffigura la Madonna col Bambino, è presente infatti una scala dalla quale si sporge un putto. Un motivo iconografico già adoperato dall’illustre predecessore nel suo Banchetto di Erode (Lille, Musée des Beaux-Arts), dove la scala occupa gran parte del lato destro.
Il soggetto profano della Battaglia dei centauri, invece, pare sia stato suggerito a Michelangelo da Agnolo Poliziano, celebre intellettuale vicino ai Medici. Forse primo tra i suoi non-finiti, l’altorilievo racchiude invenzioni e innovazioni che l’artista riprenderà nel corso di tutta la sua vita: torsioni, movimenti, posture e plasticità che diventeranno caratteristiche del suo inconfondibile stile.
2. Museo Nazionale del Bargello
Percorrendo tutta via Ghibellina, si arriva al Museo Nazionale del Bargello. Tra le opere da vedere assolutamente, va annoverato anche il Bacco. Realizzato tra il 1496 e il 1497, la scultura raffigura un giovane Bacco nudo che innalza una coppa di vino mentre, ebbro, incede barcollando. Alle sue spalle, un satiro morde il grappolo d’uva che il dio trattiene nella mano sinistra. Oltre alle dimensioni imponenti – 207 centimetri di altezza – l’opera colpisce per il lavoro sapiente fatto sulle forme e sulla materia: più liscio nella rappresentazione della pelle del dio, ruvido per le parti inferiori del satiro.
Al Bargello è inoltre conservato il Tondo Pitti (1503 ca.), raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovannino nel formato tipico dell’arte fiorentina rinascimentale, espressione del non-finito michelangiolesco.
3. Gli Uffizi
Bastano 4 minuti a piedi tra le vie del centro storico per arrivare alla Galleria degli Uffizi, tappa cruciale per ogni appassionato di arte. Abbandoniamo solo per un attimo la scultura e ammiriamo un altro tondo ma questa volta pittorico: il Tondo Doni (1505-1506). La Sacra Famiglia fu commissionata all’artista dal ricco mercante fiorentino Agnolo Doni (ritratto, insieme alla moglie Maddalena Strozzi, da Raffaello come si può vedere nella stessa sala del museo). Insolita ed enigmatica, l’iconografia della tavola è ancora oggi oggetto di ammirazione e studio: la Vergine appare impegnata ad accogliere (o a passare?) il Bambino sollevandolo in alto, mentre San Giuseppe seduto alle sue spalle glielo porge (o lo riprende?). E i giovani nudi sullo sfondo, cosa simboleggiano?
Non lo sappiamo con certezza, ma possiamo ugualmente apprezzare la definizione dei volumi quasi scultorei e la scelta delle cromie accese, terse e cangianti che anticipano quelle della Cappella Sistina.
4. Museo dell’Opera del Duomo
Riprendiamo il nostro percorso e dirigiamoci verso Piazza del Duomo per visitare il Museo dell’Opera del Duomo. Qui è custodita la Pietà Bandini, realizzata da Michelangelo tra il 1547 e il 1555 circa. Il gruppo marmoreo rappresenta la Deposizione di Cristo ed è una delle ultime opere del Buonarroti, che l’aveva immaginata per la sua tomba. In realtà non fu mai usata per quello scopo e, anzi, venne mutilata dallo stesso Michelangelo che rimosse il braccio sinistro del Salvatore con uno scalpello. Venduta per duecento scudi allo scultore e architetto fiorentino Francesco Bandini – dal quale prende il nome – fu quindi acquistata nel 1671 al granduca Cosimo III de’ Medici.
Pur essendo non-finita, è stato possibile riconoscere nel volto anziano di Nicodemo che sorregge Cristo un autoritratto dello stesso Michelangelo, che morì quasi dieci anni dopo – nel 1564 – a Roma. La salma venne nottetempo trafugata dai fiorentini, che non potevano accettare una sepoltura capitolina e che onorarono il valore del loro immenso compatriota con esequie di Stato in San Lorenzo a Firenze. Ed è proprio qui che ci dirigiamo ora.
5. Museo delle Cappelle Medicee
Parte del complesso dei Musei del Bargello, le Cappelle Medicee si trovano all’interno della basilica di San Lorenzo. La Sagrestia Nuova, progettata da Michelangelo, ospita gli splendidi sepolcri di Giuliano e Lorenzo de’ Medici.
L’apparato scultoreo che le decora (opera del Buonarroti) rappresenta la liberazione dell’anima dal corpo dopo la morte attraverso le figure allegoriche della Notte, del Giorno, dell’Aurora, del Crepuscolo. Queste, insieme alle mancanti statue dei Fiumi che dovevano decorare la base dei sarcofagi, simboleggiano il destino umano.
La Notte è uno degli esempi più mirabili di torsione e di chiasmo: la donna è colta nel momento di girarsi con il corpo teso in una posa contratta e distesa allo stesso tempo.
Attorno a lei, giacciono sparsi i suoi attributi iconografici: i papaveri, la civetta, la maschera.
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6. Le Gallerie dell’Accademia
Rimanendo in tema, chiudiamo il nostro percorso tra le opere di Michelangelo con la visita alla sede della sua opera scultorea più celebre: il David (1501-1504).
L’Arte della Lana e dall’Opera del Duomo di Firenze incaricarono il Buonarroti di realizzare l’eroe biblico dal blocco di marmo precedentemente lavorato e abbandonato da altri due artisti, Michelangelo impiegò tre anni per ultimarlo e stupire il mondo.
Una commissione composta dai più noti artisti dell’epoca (tra cui Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Filippino Lippi e il Perugino) ritenne inadeguata, per tale opera, la collocazione iniziale, uno sperone della Cattedrale e decise di posizionarlo in Piazza della Signoria di fronte a Palazzo Vecchio affinché tutta la città potesse apprezzare questo mirabile simbolo di fierezza e potenza cittadina.
Alla fine del XIX secolo il gigante fu trasferito all’interno della Galleria dell’Accademia, in una sala appositamente costruita dall’architetto Emilio De Fabris per ospitarlo.
Nello stesso museo sono inoltre riuniti i Prigioni, sculture non-finite inizialmente destinate al monumento funebre di papa Giulio II e in seguito collocate all’interno della Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli.
Questi sono tra i principali capolavori di Michelangelo che puoi scoprire a Firenze, prova inconfutabile della grandezza e della versatilità del maestro rinascimentale.