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Il Mercurio di Giambologna, icona insuperata del Manierismo fiorentino

Il Mercurio di Giambologna, icona insuperata del Manierismo fiorentino

mercurio volante giambologna museo del bargello firenze
mercurio volante giambologna museo del bargello firenze

Risoluto, talentuoso, caparbio, Giambologna – nato Jean de Boulogne – è tra i protagonisti del Cinquecento italiano e ancora oggi chi visita Firenze non può fare a meno di ammirarne le opere. Tra le più sorprendenti, celebri e riprodotte c’è sicuramente il suo Mercurio volante (1580, Firenze, Museo del Bargello), divenuto simbolo del Manierismo e dei suoi audaci equilibrismi formali.  

Il Mercurio volante di Giambologna

Un giovane nudo, il corpo aitante e levigato, si protende leggero verso l’alto in un gesto che sfida la gravità. La gamba destra sollevata e flessa all’indietro accompagna l’elegante slancio della mano che si allunga al cielo, con l’indice puntato. Il busto, flessuoso e vibrante, si torce in una spirale armoniosa dando vita a una composizione incredibilmente dinamica. Tutto il corpo ruota attorno alla gamba sinistra, unico e sottile punto di appoggio, che si posa con grazia quasi irreale sul soffio di vento emanato dalla testa di Zefiro, il vento dell’ovest.
È Mercurio, messaggero degli dei: l’elmetto e i piedi alati, pronti al volo, e il caduceo, segno del suo ruolo tra gli uomini e gli dei, sono suoi attributi tipici. Ma qui Giambologna va oltre la semplice iconografia
Il suo Mercurio si libra nell’aria, senza peso, quasi fosse immateriale: sospeso tra cielo e terra in un equilibrio apparentemente impossibile ma perfetto.

Mercurio volante giambologna bargello
Mercurio volante, Giambologna

L’illusione del volo è resa con straordinaria maestria: la tensione verticale è descritta perfettamente dalla muscolatura e dal dinamismo del soggetto e ogni linea della scultura conduce lo sguardo verso l’alto. Elegante e aggraziata, quest’opera rivela tutta l’abilità di Giambologna il quale interpreta, con gusto sopraffino, le caratteristiche tipiche del tardo Rinascimento: la forma serpentinata, la ricerca dell’altezza, la propensione per l’ardimento compositivo e strutturale. 

Tratti che troviamo anche in altri suoi capolavori, come il noto Ratto delle Sabine (1583, Firenze, Loggia dei Lanzi), ma che qui si manifestano in tutta la loro potenza espressiva, accentuata dalla molteplicità di punti di vista che la scultura offre.    
Una potenza che – come vedremo più avanti – lo scultore fiammingo esercita già in versioni antecedenti e poi in successive, facendosi ispirare da precedenti illustri.  

ratto delle sabine giambologna firenze
Ratto delle Sabine, Giambologna

Committenza, precedenti e copie

Il Mercurio volante custodito al Museo del Bargello è stato realizzato nel 1580 per il cardinale Ferdinando de’ Medici ed era destinato alla villa medicea di Roma, come coronamento di una fontana che aveva per bacino una tazza di breccia verde egiziana.
Ma non si tratta del primo esempio di Mercurio aereo con il quale l’artista si cimenta. A dare il via alla lunga e fortunata serie, una committenza estranea all’ambiente mediceo. 
Sappiamo infatti che Jean de Boulogne arriva in Italia quando ha circa vent’anni e si reca subito a Roma per studiare dal vero le antichità classiche. Dopo qualche tempo, si trasferisce a Firenze dove entra in contatto con la nobiltà fiorentina e si fa conoscere  per le sculture in marmo e in bronzo, e le sue fontane. 

Sarà proprio un’opera pubblica a portarlo, nel 1563, a Bologna. Il vicelegato papale Pier Donato Cesi gli affida il compito di realizzare la fontana del Nettuno, progettata dall’architetto Tommaso Laureti e inserita nel piano di rinnovamento urbano voluto da papa Pio IV. Durante i lavori alla scultura bolognese, ancora oggi situata nella piazza principale della città, Giambologna riceve un altro incarico da Cesi, questa volta per l’Archiginnasio, sede della prestigiosa università cittadina. Qui, secondo le parole del prelato, si sarebbe dovuto porre “nel mezzo del cortile su un’apposita colonna di pietra vermicolata un’immagine in bronzo di Mercurio che discende dal cielo”, simbolo di ragione e verità derivante da Dio, promemoria per gli studenti. Il progetto però non viene realizzato, e oggi rimane solo il modello conservato al Museo Civico della città. 

bozzetto mercurio alato giambologna bologna
Bozzetto del Mercurio alato, Giambologna

Tuttavia, Jean non accantona l’idea. Infatti, il Mercurio volante piace molto a Cosimo de’ Medici che nel 1564 ne richiede uno uguale, della grandezza di un fanciullo adolescente, da inviare come dono diplomatico a Massimiliano II d’Asburgo, imperatore e fratello di Giovanna d’Austria, promessa sposa del figlio Francesco de’ Medici. Piace anche all’altro figlio e secondo granduca di Toscana – il già nominato Ferdinando I – che nel 1598 ne invia una copia al re di Francia, Enrico IV (spesso identificata con il bronzo conservato al Louvre di Parigi). Le versioni dunque si moltiplicano – oggi le troviamo anche nei musei di Dresda e Vienna – con variazioni formali che premiano sempre più la leggerezza e il movimento, complice anche l’introduzione del soffio di Zefiro, che aumenta il senso di proiezione aerea verso l’alto. 

Mercurio giambologna louvre
Mercurio, Giambologna (Louvre)

Possibili fonti di ispirazione

Il dio greco immortalato nell’atto di volare non è una novità assoluta ed è certo che il Giambologna si sia ispirato a diverse fonti. Una di queste è, con molta probabilità, il Mercurio, affrescato nei primi anni del Cinquecento, da Raffaello in uno dei pennacchi della villa della Farnesina a Roma.

Loggia di amore e psiche mercurio raffaello
Loggia di Amore e Psiche, Raffaello

Ma è da Cellini che il giovane fiammingo deriva il tratto libero che caratterizza la scultura che pare quasi librarsi in aria e superare i limiti imposti dalla materia: il suo Mercurio (1552-1553), che in origine si trovava in una delle nicchie del basamento del Perseo e ora è conservato al Museo del Bargello, ne è una controprova. 

mercurio benvenuto cellini
Mercurio, Benvenuto Cellini

Una tecnica immortale

Con il passare del tempo, la stima della famiglia Medici cresce a tal punto da rendere il Giambologna artista stipendiato e, intorno al 1567, permettergli di aprire la sua bottega proprio nel secondo cortile di Palazzo Vecchio. 
Dal 1587 sposta la sede in borgo Pinti e, ormai all’apice della fama, assume collaboratori capaci di riprodurre in bronzo i suoi modelli a cera. Nel Rinascimento infatti la tecnica prediletta per la realizzazione di opere in bronzo era quella della cera persa, che prevedeva la creazione di un modello in cera, la sua copertura con uno stampo, la fusione della cera e la colata di bronzo fuso nella cavità risultante. Un metodo delicato, che richiedeva perizia ed esperienza, e che ancora oggi è utilizzato in alcune delle fonderie di alto artigianato più prestigiose, come la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze.  

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I bronzetti del Giambologna diventano presto oggetti ambiti e da collezione, un’astuta soluzione per soddisfare l’ingente richiesta di opere che l’artista riceve da signori e potenti di ogni dove. Richiesta altrimenti difficile da soddisfare, vista la considerevole mole di lavoro proveniente dai Medici. 
Simone Fortuna, ambasciatore a Firenze del Duca di Urbino, in una lettera al suo signore – desideroso di ottenere un’opera in marmo dell’artista – gli consiglia caldamente di ripiegare su un analogo in bronzo, più rapido ma altrettanto bello. 

E, in effetti, come dargli torto: filiforme, leggiadro ed etereo, il Mercurio volante – e le sue numerose varianti – testimoniano apertamente il talento travolgente di un autore visionario, innovativo e da sempre ammirato.

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