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La caricatura: un’arte in bilico tra satira e bellezza

La caricatura: un’arte in bilico tra satira e bellezza

caricatura nell’arte innocenzo XI bernini
caricatura nell’arte innocenzo XI bernini

Ironica, eccessiva, tagliente: la caricatura è l’arte controversa per definizione. L’autore colpisce dove fa più male, i personaggi ritratti ne rimangono spesso offesi, chi li osserva se la ride. La storia della caricatura è fatta di questioni personali ma anche sociali e politiche. In questo articolo, ripercorriamo la sua nascita e il suo sviluppo in Europa, soffermandoci su alcuni dei suoi protagonisti più rilevanti. 

Cos’è la caricatura

La caricatura è una rappresentazione, solitamente grafica, che raffigura una persona o una situazione accentuandone difetti o aspetti caratteristici. Il risultato è ridicolo, paradossale ma allo stesso tempo pungente: l’intento è spesso quello di suscitare un riso amaro, soprattutto quando è usata come forma di protesta sociale. Non tutte le caricature hanno questo scopo, ma inevitabilmente è questa la forma che la renderà famosa (o famigerata) fin dagli esordi. Invisa ai potenti, “vittime” di ritratti caricaturali, nel tempo quest’arte sarà osteggiata, condannata, censurata.

Breve storia della caricatura in Europa

Le immagini comiche ci accompagnano fin dall’antichità e le troviamo persino sulle pareti delle case di Roma e Pompei. Nel Medioevo assistiamo a un moltiplicarsi di figure mostruose e già nel Quattrocento si manifesta uno spiccato interesse per le fattezze umane e le loro deformità: Leonardo Da Vinci e le sue Teste grottesche ne sono un celebre esempio. 
Precedenti importanti, certo, che però non coincidono propriamente con la caricatura, formalizzata e definita tale solo dalla fine del XVI secolo
Per sentir parlare di caricatura, infatti, dobbiamo aspettare Agostino e Annibale Carracci e i loro “ritrattini carichi”, così chiamati perché appunto caricavano, marcavano e sottolineavano alcuni dettagli del volto. Da questo momento la caricatura viene consacrata come parola e come pratica. Tra i suoi frequentatori seicenteschi, ricordiamo ad esempio Gian Lorenzo Bernini, che ne realizza diverse, compresa quella di Innocenzo XI.

caricature annibale carracci
Ritrattini carichi, Annibale Carracci

Anche se la caricatura nasce in Italia, è nell’Inghilterra settecentesca che trova terreno fertile, inizialmente grazie a maestranze straniere, e poi con lo sviluppo di una vivace tradizione locale legata soprattutto alla satira politica. Tra i grandi nomi spiccano William Hogarth, Thomas Rowlandson, James Gillray
Le caricature inglesi di questo periodo sono piuttosto costose e, pertanto, riservate ai salotti dei ricchi aristocratici che le trattano al pari di preziose rarità. Tuttavia, con il progresso tecnologico, la caricatura si democratizza: la produzione aumenta, i costi diminuiscono e le tematiche si ampliano, includendo non solo la politica ma anche la satira di costume o buffe scene galanti. Le botteghe degli stampatori diventano veri e propri centri di aggregazione: esposte in vetrina per la vendita, le caricature attirano folle di nuovi possibili acquirenti anche tra le classi meno abbienti. 

Ma è nell’Ottocento che la caricatura diviene protagonista con il proliferare dei periodici umoristici, che si diffondono in tutto il Continente. A Parigi, Charles Philipon (1800-1862) inventa il primo giornale satirico: La caricature, per il quale lavora il famoso Honoré Daumier. Seguiranno Le charivari, Le rire ma anche il Punch (in Inghilterra) e, in Italia, Il fischietto, Il Lampione, Arlecchino, L’Asino, solo per citarne alcuni. Con la Belle Époque e la diffusione di caffè e cabaret, ritrovo di artisti e intellettuali, la caricatura vive il suo momento d’oro con grandi nomi come quelli di Henri de Toulouse-Lautrec e Caran d’Ache (pseudonimo di Emmanuel Poiré). 
Con l’avvicinarsi del nuovo secolo, anche i giornali generalisti iniziano a interessarsi alla caricatura: vignette satiriche compaiono sempre più spesso tra le pagine dei quotidiani e sempre più autori entrano in pianta stabile nelle redazioni, abbandonando i periodici dedicati. La stagione della stampa sarcastica indipendente andrà piano piano spegnendosi: ma la caricatura, evoluta in altre forme, non smette di esistere. 

giornale satirico le caricature
Le caricature

L’esperienza dei Macchiaioli

In Italia la caricatura si intreccia anche alla felice esperienza dei Macchiaioli, un gruppo di artisti attivi nella seconda metà dell’Ottocento, uniti da uno spirito rivoluzionario e da idee e tecniche pittoriche nuove. Il Caffè Michelangelo di Firenze diventa il loro luogo d’incontro, animato da letterati e uomini d’arte, in un’atmosfera scanzonata e goliardica. Tra i protagonisti di questo fermento culturale, ricordiamo Signorini, Lega, Palizzi, Moricci, Senesi, Tricca e Cecioni: nomi noti della Macchia e della caricatura. Cecioni, autore di caricature in scultura oltre che su carta, firma la celebre illustrazione del locale fiorentino che mostra i volti deformati di ventiquattro artisti: un ritratto crudele e al tempo stesso comico dei suoi compagni d’avventura.

il caffè michelangelo adriano cecioni
Il Caffè Michelangelo, Adriano Cecioni

3 curiosità sulla caricatura

Fin qui, abbiamo tratteggiato la storia della caricatura in Europa, ricordando alcuni nomi celebri. Raccontiamo adesso qualche fatto insolito e curioso: ne abbiamo scelti tre.

Una questione di tecnica

Il primo riguarda l’evoluzione tecnica che sottende alla caricatura e senza la quale quest’arte non sarebbe potuta sbocciare. Per quasi tutto il XVIII secolo, le caricature venivano incise su lastre di rame o legno, un procedimento lento che le rendeva molto costose, nonché disponibili solo in poche copie. Fu il praghese Aloys Senefelder, attore e poeta squattrinato, che alla fine del Settecento – nel tentativo di stampare da sé le proprie poesie in modo economico – scoprì per caso la tecnica divenuta poi nota come litografia. La stampa chimica su pietra consentiva la produzione di molti più esemplari e ne permetteva quindi la vendita a prezzi modici: un gigante passo avanti che contribuì in modo sostanziale alla diffusione della caricatura.
A questo ne seguì un altro, altrettanto importante: quasi cento anni dopo, nel 1872, Parigi e Torino sperimentavano la zincografia (incisione in rilievo su lastre di zinco) che permetteva un’esecuzione ancora più rapida e precisa dei disegni originali, riprodotti in tiratura ancora maggiore: la caricatura non aveva più freni.

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Il re pera

Il primo a sfruttare le potenzialità della litografia per la stampa periodica fu, come abbiamo detto, il francese Philipon, divenuto famoso soprattutto per la sua irriverenza nei confronti del re Luigi Filippo. Leggenda vuole che, mentre era intento a sbucciare una pera, Philipon notò la somiglianza tra il monarca e il frutto. Da quel momento in poi le rappresentazioni del re sotto forma di pera spopolarono e il loro inventore finì addirittura in tribunale per rispondere del suo oltraggioso reato. Condannato a sei anni di carcere e a un’ammenda di 2000 franchi, riuscì a cavarsela con molto meno. Come? Mostrando ai giurati quattro figure che ritraevano, in una progressiva semplificazione grafica, Luigi Filippo. L’ultimo disegno era del tutto simile a una pera. Quindi, sostenne l’astuto Philipon, se la corte lo avesse condannato lo avrebbe fatto a causa di un frutto. Scagionato tra le risa generali e con solo una multa salata da pagare (6000 franchi invece che i 2000 iniziali), riuscì a saldare il suo debito vendendo le copie di quello stesso foglio.

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Il re pera, Charles Philipon

I pupazzetti italiani

Nel 1886 usciva a Roma il primo numero de Il pupazzetto, rivista umoristica firmata da Gandolin, pseudonimo di Luigi Arnaldo Vassallo. Nasceva così un nuovo genere di illustrazione caricaturale, il pupazzettismo, caratterizzato da un tratto essenziale, che ricorda il grafismo infantile e la silhouette francese del Settecento. 
Oltre a Gandolin, si distinsero in questo nuovo stile anche Yambo, Vamba e Montani, pupazzettari – come vennero chiamati – eccellenti.
Vamba, all’anagrafe Luigi Bertelli, diede vita inoltre a un personaggio indimenticabile, rimasto ancora oggi nell’immaginario e nel lessico comune: Giannino Stoppani detto Gian Burrasca per via del suo carattere irruento e pestifero. Le sue avventure sono raccontate prima a puntate su Il Giornalino della Domenica e poi raccolte in un unico volume Il giornalino di Gian Burrasca, uscito per la prima volta nel 1912 e ancora oggi acquistabile in libreria.

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Il Pupazzetto

Che si tratti di un politico, di un sovrano o di scene di vita quotidiana, da che è nata la caricatura non ha mai perso il suo animo umoristico e corrosivo e forse è proprio questo che l’ha resa irresistibile, a volte pericolosa ma certamente immortale. 
Alcuni tristi avvenimenti recenti, come l’attentato del 2015 alla redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo (che ha causato 12 vittime e vari feriti), ne dimostrano ancora oggi la forza.

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