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Vico Magistretti: vita e opere di un architetto e designer Compasso d’Oro

Vico Magistretti: vita e opere di un architetto e designer Compasso d’Oro

eclisse vico magistretti compasso d'oro
eclisse vico magistretti compasso d'oro

Architetto e designer di fama mondiale, Vico Magistretti (1920-2006) ha saputo reinterpretare la tradizione con materiali e tecnologie innovative, lasciando un segno indelebile nella storia del design italiano e non solo.
Dagli anni Cinquanta ad oggi, i suoi oggetti d’arredo non hanno mai smesso di abitare case e musei internazionali, definendo nuovi modi di vivere e di intendere il progetto.

Eredità familiare e “milanesità”: cenni biografici

Nato a Milano in una famiglia di architetti di lunga data, Ludovico (detto Vico) Magistretti studia al Politecnico della città. Durante la Seconda Guerra Mondiale trascorre un periodo in Svizzera, dove incontra Ernesto Nathan Rogers, che diventa presto suo maestro e riferimento intellettuale. Tornato a Milano, nel 1945 si laurea e avvia l’attività nello studio del padre, Pier Giulio Magistretti.
Come architetto firma numerosi progetti di edilizia popolare ed edifici di lusso in Lombardia e in Europa, ma è grazie alla sua attività di designer industriale che diviene noto al grande pubblico. Tra i fondatori dell’Associazione per il Disegno Industriale (ADI), ha ricevuto infatti numerosi riconoscimenti, tra i quali il Compasso d’Oro. In tutti gli anni della sua attività, Magistretti ha mantenuto uno stretto legame con la sua città d’origine, lavorando sempre nel minuscolo studio paterno affiancato solo da un unico, fedele assistente, il geometra Franco Montella.

Vico Magistretti designer, tra funzionalità e bellezza

Interprete di prim’ordine del nuovo design italiano, Magistretti è autore di un sapiente recupero di archetipi antichi, che coniuga perfettamente con le tecniche industriali moderne. Nell’attività di Magistretti, forme e tipologie tradizionali incontrano la produzione in serie: le logiche commerciali – mai rinnegate da Magistretti (“A me interessa, per la mia formazione razionalista, il grande numero”, ha detto spesso) – sono funzionali alla creazione di arredi che assecondano i nuovi stili di vita. Oggetti utili e non unici o artistici, divenuti iconici proprio perché universali, accomunati da un’estetica sobria, elegante ed equilibrata – disinvolta, come verrà spesso definita – priva di ornamenti superflui.  

Anche il suo rapporto con le aziende produttrici è innovativo: mai un semplice ingaggio, ma una stretta collaborazione, un dialogo continuo tra idea, quella del designer, e tecnologia, quella dell’industria. “Il design in Italia nasce a metà strada tra chi progetta e chi fa”, ed è questo, secondo Magistretti, a renderlo superiore rispetto agli altri.

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5 oggetti di design di Magistretti da conoscere

Nei suoi cinquant’anni di lavoro, Magistretti ha sviluppato 350 progetti, molti ancora in produzione. Qui ne abbiamo scelti cinque che hanno segnato un’epoca rimanendo tuttora attuali.

1. Carimate (1959)

Progettata per la Club House del Golf Club di Carimate (Como), che lo stesso Magistretti è chiamato a realizzare insieme a Guido Veneziani, la sedia Carimate è il primo lavoro di produzione industriale dell’architetto milanese. È il 1959 e l’ispirazione gli viene dalla tradizione scandinava e dalle sedie popolari in paglia, che rivisita in chiave moderna. Carimate è solida ma allo stesso tempo comoda, accogliente, il profilo armonioso ed essenziale, con quella curva dolce dei braccioli che si raccordano allo schienale. 
E soprattutto, è rossa: tinta all’anilina, riprende il vivace colore tipico dei giocattoli per bambini. Una nota di carattere e originalità che contribuisce al suo grande successo, in Italia e non solo. Tempo un anno e un agente inglese della Conran Company, in visita a Bologna, vede Carimate nello showroom Gavina: inizia così la produzione e vendita anche in Gran Bretagna. 
Negli anni, oltre alla sedia, sono state elaborate anche altre varianti: senza braccioli, sgabello, poltrona, panca e divano. 
Prodotta da Cassina e, nella limitata riedizione degli anni Duemila, da De Padova, Carimate resta uno dei pezzi più riconoscibili e amati di Magistretti. 

carimate vico magistretti
Carimate, Vico Magistretti

2. Eclisse (1966)

Altrettanto si può dire di Eclisse, la lampada in alluminio verniciato, da tavolo e parete, prodotta dal 1967 da Artemide, e tuttora in catalogo (in acciaio). “L’Eclisse senza alcun dubbio ha avuto molto successo, troppo direi;” – dichiara Magistretti nel 1974 – “è così diventata di dominio pubblico che ha cessato di essere mia”. 
In effetti, proprio questa piccola lampada vale a Magistretti il suo primo Compasso d’Oro. Tra i meriti riconosciuti dalla Commissione giudicatrice, l’aver saputo sfruttare il principio della lanterna cieca: un oggetto anonimo e di uso antico nel quale uno schermo girevole consentiva di orientare o occultare completamente il fascio di luce proveniente da un foro circolare. Eclisse si basa sulla stessa tecnologia, applicata però a forme geometriche semplici: tre calotte circolari servono a creare rispettivamente la base, l’alloggiamento per la lampadina e lo schermo interno che, ruotando, permette di modulare e indirizzare la luce. 
Un’intuizione geniale che nel tempo ha subito pochissime modifiche. Una su tutti – fondamentale – l’introduzione di una ghiera in plastica per la regolazione della luce, che così evita il contatto della mano con il metallo surriscaldato dalla lampada. 

eclisse lampada vico magistretti
Eclisse, Vico Magistretti

Oggi Eclisse è presente nelle collezioni dei più importanti Musei del mondo, come il MoMA di New York. Eppure, così ne parlava il suo inventore: “Però la semplicità dell’ombrello, il niente dell’ombrello, la tensione dell’ombrello lo rendono l’oggetto che io vorrei aver disegnato più di tutti. Invece ho finito per disegnare quella scemata di lampada lì (n.d.r. Eclisse), che però dura ancora perché ha segnato, anche con le scottature sulle dita per girare la lampadina, qualche generazione. Questa è una bella soddisfazione.”

3. Atollo (1977)

In questa breve guida alle opere di design più celebri di Vico Magistretti vogliamo citare anche un’altra lampada: Atollo, progettata nel 1977 per Oluce e tutt’oggi in produzione in diverse varianti. 
Le forme geometriche semplici e assolute – una semisfera sorretta da un cono che sormonta un cilindro – le proporzioni quasi auree e gli accorgimenti tecnici adottati fanno di questa abat-jour in alluminio verniciato un oggetto intramontabile. La luce, normalmente puntata verso il basso nelle comuni lampade da lettura, in Atollo sbatte sulla cupola e si rifrange sul corpo cilindrico alla base, diffondendosi così in orizzontale. 
Inoltre, nessun elemento elettrico è visibile, lasciando il design pulito e minimale. Anche Atollo riceve il Premio Compasso d’Oro nel 1979 e, come gli altri progetti vincitori dell’ambito riconoscimento, è esposta nella collezione dell’ADI Design Museum di Milano.

atollo vico magistretti
Atollo, Vico Magistretti

4. Selene (1966)

“L’ho fatta con il modellista. Se la guardi bene vedi che non è disegnabile. Per disegnarla avrei dovuto fare almeno cento sezioni. Ma c’era questo modellista sublime, andavi da lui, gli parlavi…”. Magistretti ha sempre riconosciuto il ruolo dei tecnici per la realizzazione dei suoi progetti ed è così che parlava di Selene, la sedia impilabile in materiale plastico (il GRP) prodotta dal 1969 al 1990 da Artemide. Forse la prima sedia in plastica al mondo (il primato è conteso con la Panton Chair di Verner Panton e l’Universale di Joe Colombo), ha dalla sua la capacità di coniugare essenzialità e robustezza. Come? Attraverso la forma: quella delle gambe, la cui sezione a S conferisce stabilità e resistenza al sottile foglio plastico usato per crearla (solo 3 millimetri di spessore!).
Un foglio unico, peraltro, stampato in solo colpo di pressa. Anche il sedile e lo schienale ricurvi concorrono alla generale robustezza della seduta, risultando allo stesso tempo comodi. Non è la prima volta che Magistretti sfrutta la forma in senso strutturale: lo aveva già fatto con Chimera (lampada del 1966 in metacrilato, resa autoportante proprio perché serpentinata) e con le gambe del tavolo Demetrio (1964), entrambi per Artemide.

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Selene, Vico Magistretti

5. Maralunga (1973)

Un’intesa immediata tra Magistretti e Cesare Cassina precede la nascita e la fortunatissima produzione di Maralunga, divano e poltrona. “Ne venderemo tantissimi” si dicono i due, e così è. 
Questa linea di imbottiti, apparentemente tradizionale nel disegno, nasconde un elemento di assoluta originalità: è trasformabile. Infatti lo schienale, realizzato in poliuretano espanso rivestito, può essere regolato in altezza a piacere grazie all’inserimento di una catena di bicicletta (un sistema che sarà brevettato nel 1985). Totalmente sollevato o ripiegato su se stesso, risponde perfettamente ai nuovi modi di vivere il salotto e il comfort, specialmente con l’arrivo della TV. E in più aggiunge un aspetto che lo stesso Magistretti non manca di riconoscere: “ha la magia del movimento, e la gente adora muovere le cose”. 
Soffice, classico eppure adattabile, Maralunga si aggiudica il Compasso d’Oro nel 1979 ed è oggi ancora in produzione con alcune modifiche dimensionali.  

maralunga vico magistretti
Maralunga, Vico Magistretti

Nel 1994 Magistretti riceve il Premio Compasso d’Oro alla carriera. 
Oggi il suo studio è sede della Fondazione Vico Magistretti, che custodisce il suo immenso patrimonio creativo e contribuisce alla divulgazione del suo lavoro. Se sei a Milano, non perdere l’occasione di visitarla e di vedere le opere di Magistretti esposte al Museo dell’ADI: sarà un viaggio affascinante alla scoperta dei progetti e della personalità di questo maestro del design italiano.

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