Solenne ed elegante, Palazzo Maffei chiude come una quinta l’incantevole piazza delle Erbe, nel cuore di Verona. La facciata seicentesca, animata da vivaci decorazioni barocche, prelude agli interni allestiti con i tesori della raccolta di Luigi Carlon. Imprenditore e collezionista appassionato, Carlon ha fatto dell’antica dimora Maffei una vera e propria Wunderkammer contemporanea, dove antico e moderno si incontrano rivelando connessioni inedite e suggestive.

La collezione, una raccolta sconfinata e caleidoscopica
Nella sua camera da letto, Carlon ha avuto per anni un dipinto firmato dal pittore Carlo Ferrari, detto il Ferrarin (1813-1871): una Veduta di piazza delle Erbe nella quale – sullo sfondo della vita cittadina – si staglia Palazzo Maffei. Quasi una prefigurazione di quella che sarebbe diventata la sede della sua immensa collezione di opere d’arte, fino ad allora custodita tra le mura domestiche.
Dal 2020 Casa Museo Palazzo Maffei accoglie i visitatori invitandoli a scoprire lo spirito di questo squisito collezionista tra dipinti, sculture, oggetti d’arte applicata di varie epoche e latitudini. Uno spettacolo unico, non solo per la rarità degli artefatti esposti, ma anche per l’allestimento originale. Chi si aspetta un percorso cronologico, resterà deluso. Accantonato il rigido criterio sequenziale, le sale rispondono perlopiù ad accostamenti tematici: capolavori lontani nel tempo dialogano tra loro suggerendo assonanze potenti e nuove impressioni.

Un allestimento eclettico e stimolante
Tra le combinazioni più sorprendenti si distingue il Concetto spaziale di Lucio Fontana (1964-1965) con la Crocifissione del Secondo Maestro di San Zeno (1320-1360 ca.). Una dimensione corporea eppure immateriale avvicina le due opere: una tela ferita, come ferito è il corpo di Cristo; uno spazio “altro” che si apre nei tagli di Fontana e nel fondo dorato del Trittico trecentesco.
Un legame più intimo unisce invece la candida Maternità di Arturo Martini (1932-1933), scultura in pietra di Finale, alle Sacre Famiglie dipinte del XIV e XV secolo nella sala dedicata alla Mater amorevolissima.
Di segno ancora diverso, la stanza della guerra dove gli orrori del conflitto sono richiamati in modo letterale e metaforico: dalle tele di Antonio Calza e Matteo Stom – pittori di battaglie – a Tutto Nero della serie Combustioni di Alberto Burri (1957), al Piccolo miracolo di Marino Marini (1951).

Non mancano poi manufatti d’alto artigianato e pezzi di design, come quelli che convivono nel Salotto blu. Qui, la raffinata tappezzeria scura fa da sfondo a mobili in lacca cinesi, oggetti d’arredo ottocenteschi e dipinti dell’Avanguardia americana. Proprio le Avanguardie Storiche sono tra le principali protagoniste della collezione Carlon.
Cosa vedere a Palazzo Maffei
Un’intera sezione di Palazzo Maffei è dedicata al Novecento e raccoglie tutti i principali interpreti delle Avanguardie Storiche, dal Futurismo al Dadaismo, alla Metafisica, al Surrealismo, al Realismo Magico. Ma anche Pop Art, Arte Povera, Astrattismo e i maggiori artisti indipendenti, come Giorgio Morandi. Nella collezione non manca nessuno: da Giovanni Boldini a Mimmo Paladino, passando per René Magritte, Vassilij Kandinskij, Andy Warhol, Amedeo Modigliani, Joan Mirò, Max Ernst… l’interesse di Carlon per l’arte, soprattutto quella che ha saputo innovare e stravolgere, si manifesta chiaramente.
In una recente intervista, lui stesso ha dichiarato che l’artista da cui non potrebbe mai separarsi è Picasso, proprio per via della sua continua capacità di rinnovarsi. Dell’autore spagnolo, padre del Cubismo, sono presenti due tele: la Tête de femme (1943) che ritrae – con una sintesi formale estrema – Dora Maar (1907-1997), fotografa, pittrice e poetessa, compagna del pittore tra il 1935 e il 1943; e la Femme assise (1953), ispirato all’artista Françoise Gilot (1921-2023), con la quale Picasso ebbe una relazione decennale e due figli.

Il gusto della provocazione – aspetto caro al collezionista – emerge invece nella scelta di opere come la Bôite-en-Valise di Marcel Duchamp che, con sottile ironia, propone una versione portatile del museo. La sua “scatola in valigia” contiene infatti una riproduzione dei suoi capolavori, come la Fontana, o L.H.O.O.Q. o il Portabottiglie: una moltiplicazione di ready-made che allude alla transitorietà della vita e dell’arte.

Verona e l’introduzione al mondo dell’arte
Altrettanto nutrita è la raccolta dedicata alla pittura veronese. D’altra parte, è proprio dagli artisti locali a lui contemporanei che ha origine la collezione Carlon: il primo dipinto che acquista, ancora giovanissimo con i risparmi da impiegato di banca, è il Moulin Rouge del veronese e amico Eugenio Degani.
Ma basta poco perché il suo sguardo si estenda, andando anche a ritroso nel tempo: si aggiungono così i paesaggisti, tra i quali spicca Gaspare Vanvitelli con la sua Veduta dell’Adige nei pressi di San Giorgio in Braida (1705). E poi i barocchi Simone Brentana e Gregorio Lazzarini, dei quali oggi possiamo ammirare – a tutta parete – la Strage degli innocenti (XVI-XVII secolo) e il Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia; e ancora indietro fino al Trecento.
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La vicenda più curiosa riguarda però un dipinto cinquecentesco, Il ratto di Elena di Zenone Veronese, acquistato dal Metropolitan Museum di New York. Durante il restauro si scopre che la tela è più grande di come appare e che ci sono circa 40 cm ripiegati sotto l’intelaiatura. Una rivelazione, per il nuovo proprietario e per il famoso museo americano, che l’avrebbe volentieri rivoluta indietro.
Una passione lunga una vita, coronata a Palazzo Maffei

La collezione Carlon conta oltre 650 opere, raccolte nel corso di più di cinquant’anni. Una passione nata fin da ragazzo sfogliando le pagine dell’enciclopedia Capolavori nei secoli della Fratelli Fabbri Editori – fascicoli che Carlon conserva ancora in cantina – e che si è nutrita, anno dopo anno, a latere del lavoro.
Veronese classe 1938, giovane impiegato di banca, studia la sera per prendere la laurea in Lingue. Dopo una breve parentesi parigina – durante la quale accarezza la carriera cinematografica – rientra in Italia e nel 1978 fonda la Index, azienda specializzata nella produzione di isolanti termici e acustici. I suoi impermeabilizzanti, capaci di resistere a temperature fredde e calde estreme, sono esportati in più di cento paesi e servono a proteggere l’Empire State Building di New York, le Petronas Tower di Kuala Lumpur, il Burj Al Arab di Dubai, il Parco della Musica a Roma e il Pont de Normandie sulla Senna, solo per citarne alcune. “Sono stato per anni il viaggiatore che totalizzava più miglia con il club Freccia Alata Alitalia” ha dichiarato Carlon in un’intervista. Eppure, questo non gli ha impedito di assecondare il suo profondo amore per l’arte. Tant’è che quando le Generali mettono all’asta il palazzo di piazza delle Erbe, non se lo lascia sfuggire.

Rinnovato completamente nel Seicento, Palazzo Maffei è uno dei più eleganti della città, sia nella facciata barocca che negli interni affrescati. Inconfondibile, all’esterno, la balaustra con divinità dell’Olimpo che corona la terrazza; indimenticabile, all’interno, la maestosa scala elicoidale che attraversa l’edificio a tutta altezza. Affreschi, stucchi, soffitti decorati e un sapiente lavoro di recupero e allestimento degli spazi espositivi accompagnano il visitatore alla scoperta di una delle collezioni private più stupefacenti del nostro tempo.



