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I Compassi d’Oro di Bruno Munari, designer e artista poliedrico

I Compassi d’Oro di Bruno Munari, designer e artista poliedrico

Bruno Munari compasso d'oro
Bruno Munari compasso d'oro

Artista indipendente, grafico pubblicitario, autore di libri per bambini e per adulti, ideatore di prodotti industriali e di Macchine inutili: durante la sua lunga e prolifica carriera, Bruno Munari (1907-1998) è stato tutto e il suo contrario. Mosso da una curiosità irrefrenabile e da un’immaginazione sconfinata, ha saputo coniugare fantasia e ingegno, libertà creativa e progetto in opere che risultano ancora oggi originali e attuali. La sua attività di designer è stata più volte acclamata, tanto che Munari ha ottenuto per ben quattro volte il Compasso d’Oro, il più antico e prestigioso riconoscimento del settore. E forse ti stupirà sapere che il merito è anche di una scimmietta…

I prodotti premiati, sinonimo di una progettazione aperta e innovativa

La produzione di Munari è varia e multiforme. Dalla scultura all’illustrazione, dall’editoria alle installazioni luminose fino all’industrial design, quasi non c’è ambito che non abbia esplorato. Un’esplorazione che rivela i suoi contatti con le Avanguardie storiche: le frequentazioni futuriste della fine degli anni Venti (conosce personalmente Marinetti, che lo ritiene l’artista più promettente di Milano), le incursioni dadaiste, le influenze surrealiste. Correnti che conosce e avvicina, senza mai aderirvi totalmente. Il suo è un approccio personale, fatto di sperimentazione, dinamismo, ironia, gioco, leggerezza e ricerca estetica. Matrici progettuali e stilistiche che caratterizzano gran parte dei suoi lavori, e che verranno sostanziate in un vero e proprio metodo didattico per laboratori dedicati ai bambini

“Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita, vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare”, diceva Munari. 
E, in effetti, lui che aveva trascorso l’infanzia nella campagna veneta, con la natura come compagna di gioco, condurrà la sua attività con lo stesso spirito fanciullesco. Forse allora non è poi così strano che il suo primo Compasso d’Oro sia legato proprio a un giocattolo per bambini! 

La scimmietta Zizì (1954)

Alla fine degli anni Quaranta, Munari collabora con Pirelli e realizza diversi manifesti pubblicitari. Un giorno, un manager della Pigomma (la divisione della Pirelli specializzata nella produzione di oggetti in gommapiuma) gli chiede cosa si potrebbe fare con questo materiale. Munari se ne fa dare alcuni campioni per studiarlo. Ciò che lo colpisce di più è la consistenza della gommapiuma: morbida ed elastica, gli ricorda la sensazione di toccare un animaletto da casa. Ed è così, da questa osservazione libera e spontanea, che nascono due creature-giocattolo. La prima, nel 1949, è il gatto Meo Romeo; e nel 1952, l’ancora più essenziale scimmietta Zizì. Sfruttando le qualità della gommapiuma armata, ovvero attraversata da un filo metallico, Munari crea una scimmietta flessibile e adattabile a piacere. Braccia, gambe e la lunga coda snodabili possono essere piegate in mille modi e posizioni, assecondando la fantasia di chi la usa.
Il muso bianco con un semplice sorriso disegnato, ammicca discretamente, senza cedere alla leziosità tipica dei giocattoli per bambini. 

scimmietta zizì bruno munari compasso d'oro
Scimmietta Zizì, Bruno Munari

Un aspetto, quest’ultimo, che non passa inosservato quando due anni dopo – alla prima edizione del Compasso d’Oro – la giuria assegna a Zizì il Premio. “Normalmente i giocattoli sono delle riduzioni “veristiche” o infantilizzate di mezzi meccanici, imitazioni egualmente veristiche, o infantilisticamente ironizzate, di animali o di figure umane”, si legge nelle motivazioni ufficiali. “Questo piccolo quadrumane di Munari […] rappresenta invece una interpretazione del carattere del “personaggio”, che ha raggiunto una essenzialità formale, nell’impiego tipico della materia, la gommapiuma articolata da una armatura di filo d’acciaio, che consente il divertimento di una infinità di atteggiamenti. Questo giocattolo appartiene ad una categoria elevata, che l’ha fatto oggetto di un interesse intellettuale”.

Nel 2022 Corraini Edizioni ha ricondizionato alcuni esemplari prodotti nel 2007 da Tecnoassemblaggi Toys, rifiniti a mano e venduti come veri e propri oggetti di design da maneggiare con cura. Eppure, resisterle è impossibile e anche la confezione a forma di gabbia invita a liberare Zizì e il suo enorme potenziale creativo.    

Il thermos portaghiaccio da tavolo Mod. 510 (1955)

L’abilità di Munari sta nel saper dosare immaginazione e rigore, stimoli progettuali ed estetici per un risultato di grande equilibrio. È questa la ragione che nel 1955 porta la giuria a scegliere un altro oggetto di Munari: il thermos portaghiaccio da tavolo Mod. 510, realizzato per TRE A – Attualità Artistiche Artigiane.
Il designer riesce qui a “conferire una forma spoglia di compiacenze decorative ad un prodotto tra quelli che l’industria insiste nel considerare con pervicacia oggetti di fantasie gratuite ed incontrollate”. Il secchio per il ghiaccio (alto 21,5 cm, del diametro di 19 cm, in alluminio anodizzato), è infatti privo di abbellimenti inutili, ma – sobrio e minimale – sintetizza perfettamente esigenze funzionali e decorative. “La pura forma che nasce dalle necessità stesse della tecnica di produzione e l’accordo tecnico-formale tra piedini e manico sono garanzie di un sicuro controllo dell’invenzione”.

Nella riedizione successiva di Zani & Zani ritroviamo le stesse caratteristiche dell’originale: un recipiente di forma arrotondata con esterno colorato e interno naturale, capace di conservare il ghiaccio per 5-6 ore. La calotta esterna è sostenuta da tre piedini e richiusa da un coperchio che, all’interno, cela la pinza per il prelievo del ghiaccio. Come sempre, a riprova di una progettazione attenta fin nei minimi particolari.   

thermos portaghiaccio da tavolo bruno munari compasso d'oro
Thermos portaghiaccio da tavolo, Bruno Munari

Abitacolo (1979)

Si monta con sole 8 viti ma le combinazioni possibili sono infinite. È Abitacolo, una struttura per bambini e ragazzi completamente trasformabile. Due ampi ripiani orizzontali possono essere posti a varie altezze e ospitare il materasso e altri oggetti, mentre i sottomoduli (tavolino, mensole e contenitori) possono essere agganciati dove si vuole. “Abitacolo è lo spazio abitabile in misura essenziale. In modo figurativo è anche l’intimo recesso individuale, è il luogo interno dove è situato tutto ciò che forma il proprio mondo”. Lo descrive così Munari nel 1971. Otto anni dopo, a seguito di una lunga interruzione del Premio, la giuria ne riconosce i meriti, assegnandogli il Compasso d’Oro. 

Unione riuscitissima di funzionalità – si tratta di moduli facili da spostare e usare – ed estetica – la sua semplicità invoglia alla personalizzazione massima – è anche una testimonianza tangibile di quel design democratico e accessibile nel quale Munari crede. “Nelle case degli adulti, non tutti i ragazzi hanno una camera tutta per loro che possono trasformare e arredare a piacere”, continua nella sua presentazione. “Da questa esigenza nasce questo Abitacolo, il quale intende risolvere il problema, per ora, sia dal lato strutturale che da quello estetico, e, non meno importante, da quello economico”. Abitacolo diventa così la risposta a una questione sociale, quella di ambienti domestici inospitali per i più giovani o insufficienti a dare loro il giusto spazio, anche per questioni economiche. Per farlo, Munari arriva all’ideazione di un progetto, ancora una volta, semplice ed efficace, realizzato in tondini di acciaio verniciati e assemblati insieme. “Il tutto pesa 51 chili. L’insieme è solido come se fosse saldato; anche un adulto grasso e antipatico può salire sull’Abitacolo senza sfondarlo, anzi dalle prove risulta che l’Abitacolo può portare anche venti persone”.

abitacolo bruno munari compasso d'oro
Abitacolo, Bruno Munari

Leggero e versatile, Abitacolo è prodotto da Robots e acquistato da Rexite nel 2013. Come gli altri, conferma la capacità unica di Munari di interpretare le persone oltreché il mercato; e di soddisfarne le istanze migliorando l’esperienza quotidiana del design, anche attraverso l’interazione. Chi utilizza i suoi prodotti, al pari dello spettatore di molte sue opere, diventa parte essenziale della natura dell’oggetto, del suo aspetto e delle sue finalità. I suoi progetti devono essere agiti, in modo individuale e libero, non solo contemplati.

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Il meritatissimo Premio alla carriera (1994)

Nel 1994, Munari riceve un ultimo Compasso d’Oro, questa volta alla carriera: “Per aver costituito in sessant’anni di lavoro di progettista e di artista uno dei più straordinari esempi di intelligenza sensibile, di humor critico, di umanità nel progetto e soprattutto di superamento felice di ogni barriera alla creatività”. I suoi lavori, i suoi scritti e il suo metodo pedagogico sono significativi e utilizzati ancora oggi e ci raccontano la storia di un uomo che ha reso l’immaginazione la sua più grande alleata rimanendo, in questo, davvero insuperato.

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