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Caravaggio

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Tra i pittori più affascinanti dell’età moderna c’è sicuramente Caravaggio: inquieto, maledetto ma ritrattista del vero e della fedeltà al reale. Un artista geniale che da subito diventa un mito grazie alla sua straordinaria abilità artistica e alla sua grande volontà di presentare nei suoi dipinti la vera realtà: emozioni, crudità dei corpi e dei sentimenti sono i suoi principi. La forza della sua pittura ne fa un’icona già in vita.

Anni giovanili e formazione

Michelangelo Merisi nasce a Milano nel 1571, probabilmente il 29 Settembre e lì trascorre i suoi primi anni.

Il padre Fermo è un maestro-architetto, ma quando nel 1577 la terribile peste colpisce la città, la famiglia è costretta a tornare al paese d’origine Caravaggio, che presto diviene il soprannome del giovane Michelangelo.

Ha solo 13 anni quando, terminata l’epidemia, si trasferisce nuovamente a Milano per lavorare da apprendista presso la bottega di Simone Peterzano, discepolo di Tiziano Vecellio. Nei quattro anni passati in bottega Caravaggio familierizzerà con lo stile dei grandi maestri lombardi e veneti.

Gli anni romani e la fedeltà al reale

Con la morte precoce di entrambi i genitori e la spartizione dell’eredità tra i fratelli, a 21 anni Caravaggio lascia Milano per trasferirsi a Roma dove trova subito lavoro come garzone. Va a lavorare alla bottega del Cavaliere d’Arpino, ma il lavoro a servizio di un maestro non gli impedisce di dipingere opere sue, che trattano temi a lui cari, con l’intenzione di venderle in autonomia dalla bottega. Tra queste opere giovanili si ipotizza il Ragazzo morso da un ramarro (1595-96), oggi conservato alla Fondazione Longhi a Firenze.

Le opere di questi primi anni sono caratterizzate dall’uso di un modello ricorrente e d’eccezione: Caravaggio stesso. È molto probabile che Caravaggio eseguisse alcuni quadri davanti allo specchio, per cogliere al meglio la verità della sua figura e delle sue espressioni.

Il crudo realismo della sua pittura, la fedeltà al reale, il ritratto così com’è senza miglioramenti, la potenza emotiva, l’uso di modelli presi dal popolo, tutto alimenta il grande interesse che si forma attorno alla sua persona e alla sua arte.

Attenzione che è ammirazione e protezione da parte di artisti e mecenati ma anche critiche e antipatie.

Un altro soggetto comune è la natura morta: l’artista è, infatti, considerato il primo a dipingere questo genere in Italia: inaugurata con Canestra di frutta (ca. 1594-1598, oggi alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano). In essa la raffigurazione di cose e oggetti della vita quotidiana diventa il soggetto principale di interi quadri, dandole una dignità nuova e mettendola sullo stesso piano della pittura figurativa. I dettagli dei frutti sono descritti perfettamente nel dipinto: Caravaggio ritrae una natura vera, marcia e non bella, con addirittura una mela mangiata da un bruco, la foglia secca del fico e della polvere sugli acini d’uva.

Già con la Canestra di frutta Caravaggio stringe i rapporti con il cardinale Francesco Maria del Monte che, nel corso degli anni, sarà suo protettore e principale committente. Infatti, è grazie a lui che nel 1599 ottiene la sua prima commissione pubblica: le grandi tele raffiguranti la Vocazione e il Martirio di san Matteo per la chiesa di San Luigi dei Francesi. Questi dipinti contribuiscono fortemente alla sua fama tra la nobiltà locale: la pittura cruda e reale, piena di emotività ed eccentrica prodotta da lui è stata subito al centro di discussioni e polemiche, principalmente dall’utilizzo di persone popolari come modelli per i personaggi sacri.

Le opere prendono vita grazie all’uso magistrale della luce, i personaggi si muovono scenograficamente sulla tela, in una drammatizzazione esasperata ma reale dell’evento, i volti di gente comune, raffigurati senza alcuna idealizzazione: per la prima volta modelli presi dalla strada, popolari, incarnano scene sacre, in una necessità di calare nell’attualità e nella verità le storie dipinte.

Le opere Fiorentine: Bacco e Medusa

Nonostante Caravaggio non abbia mai messo piede a Firenze, la città custodisce diversi capolavori tra i quali il Bacco e lo Scudo con testa di Medusa, commissionate dal cardinale Del Monte e conservate alla Galleria degli Uffizi.

Il Bacco, dipinto del 1598, segna ancora una volta la rivoluzione pittorica di Caravaggio perché mette in evidenza la resa naturalistica del mondo vegetale. Il cesto di frutta e la coppa di vino in mano al Dio dimostrano tutta l’abilità pittorica dell’artista nella creazione della tridimensionalità scultorea delle figure. La scena presenta la divinità che offre allo spettatore un sorso di vino dal suo bicchiere, come un invito all’amicizia e alla convivialità tipici delle feste con travestimenti bacchici diffusi a Roma, e ai quali alcuni sostengono che Caravaggio partecipasse.

Bacco
Bacco, 1598

Lo Scudo con testa di Medusa del 1598, fu donato al Granduca Ferdinando I de’ Medici, per la sua collezione di armature allestita proprio nella Galleria degli Uffizi. La scelta di dipingere la testa appena mozzata della Gorgone su un supporto convesso sembra non fosse dettata solo dalla necessità di realizzare un’opera destinata a coesistere con armi e armature, ma per il desiderio di Caravaggio di richiamare il mito originale il più possibile. Nella storia, infatti, la testa di Medusa viene esposta dall’eroe Perseo sul suo scudo, trofeo che avrebbe avuto lo scopo di incutere orrore nei suoi nemici, e successivamente donata alla dea Atena che ne avrebbe fatto sfoggio sulla sua Egida. Lo sguardo folle, il getto di sangue alla base del collo e il divincolarsi dei serpenti nella chioma fanno immaginare che si tratti quasi di una fotografia scattata pochi attimi dopo la decollazione. La particolare forma curva del supporto non solo rende l’opera un incontro tra pittura e scultura, ma fa sì che gli occhi della medusa, sede del suo potere, seguano l’osservatore.

Medusa
Scudo con testa di Medusa, 1598

La fuga da Roma e la latitanza la vita Turbolenta

La fama di uomo turbolento e mondano accompagna tutta la vita di Caravaggio. Tale fama, però, non era del tutto infondata: nel 1600 l’artista è denunciato per una prima aggressione, ma a questa ne seguirono altre che lo portarono a diversi arresti. E’ processato nel 1603, insieme ai suoi seguaci Orazio Gentileschi e Onorio Longhi, per aver diffamato un pittore, ma è anche arrestato altre volte per atteggiamenti violenti.

Il suo conflitto con la giustizia, infatti, lo aveva costretto a scappare a Genova in quegli anni. Ma nel 1606, tornato a Roma, ferisce mortalmente un certo Ranuccio Tomassoni durante una discussione mentre giocavano a pallacorda, ovvero un gioco antenato del tennis moderno. Tale crimine gli costa la condanna alla decapitazione e la fuga definitiva da Roma.

Aiutato ancora una volta da nobili romani che lo portano a Napoli, in Malta, in Sicilia e nuovamente a Napoli nel 1609, Caravaggio vive questi anni in fuga. Ciononostante continua a dipingere bellissime tele che esprimono sempre più intensamente i suoi turbamenti personali e la sua cupa visione della realtà, probabilmente aggravata da questa condizione.

Il perdono papale e la morte

È il luglio del 1610 quando gli giunge a Napoli la notizia del perdono papale. Estasiato, decide di far rientro in Città senza calcolare bene i rischi. Il ritorno verso Roma era prematuro perché il perdono non era ancora ufficiale e, per questo, doveva essere in qualche modo mitigato. Ancora sotto la protezione di committenti nobiliari romani, il pittore sale su una nave con direzione Porto Ercole e che, dalla costa tirrenica, gli avrebbe permesso di raggiungere Roma a cavallo.

Ma, quando a Porto Ercole, malato di febbre a causa di un’infezione, Caravaggio muore a soli 38 anni nel 1610. Le tre tele che portava con sé da utilizzare come moneta di scambio per la sua libertà seguono il viaggio e, successivamente, vengono recuperate dalle nobili famiglie romane che con orgoglio le espongono nella loro collezione: la Maria Maddalena in estasi (1609, oggi in collezione privata ma originariamente consegnata alla marchese Colonna), il Buon pastore (1610, oggi alla Galleria Borghese di Roma) e un San Giovanni battista disteso (1610, oggi in una collezione privata a Monaco di Baviera).

Con la sua improvvisa morte, sicuramente i suoi nemici hanno goduto, ma l’ambiente artistico romano e non solo ne ha sofferto. Caravaggio ha posto le basi al naturalismo moderno, una corrente che andava contro il Manierismo e che ha portato al Barocco. Di fama internazionale anche quando in vita, l’attività romana del pittore ha stimolato artisti di tutta Europa a trasferirsi a Roma e imparare a dipingere dal vero il vero.

Foto di copertina: Caravaggio in un ritratto di Ottavio Leoni, 1621 circa, Biblioteca Marucelliana di Firenze

Dove e quando

Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610

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