Tiziano

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Pittore raffinato e grande imprenditore di sé stesso, Tiziano e le sue opere donano all’arte Rinascimentale un approccio nuovo, diverso da quello fiorentino dominante. Nato a Pieve di Cadore, in Veneto, in una data imprecisata fra il 1485 e il 1490, avrà una vita e una carriera tra le più lunghe e prospere della storia dell’arte.

Un successo preannunciato: l’infanzia a Pieve e la formazione veneziana

Rampollo di una antica e ricca famiglia di notabili, notai e giureconsulti di Pieve, mostra sin da bambino di avere una predisposizione per la pittura. Leggenda vuole che, a circa dieci anni, fosse stato sorpreso dai familiari a decorare una parete usando il colore spremuto da erbe e fiori trovati per casa. Il padre Gregorio, assolutamente favorevole ad un futuro come artista per il figlio, decide di mandarlo a Venezia dallo zio Antonio, così da ricevere nella capitale della Serenissima una formazione d’eccellenza. La famiglia di Tiziano, infatti, aveva già prodotto numerosi pittori – almeno nove dal 1200 secondo le cronache – dunque non deve sorprendere la straordinaria apertura che i parenti hanno nei confronti del suo giovane talento.

Dopo un primo incontro con l’arte e le lettere presso il mosaicista Sebastiano Zuccato, Tiziano passa alla bottega dei famosi fratelli Gentile e Giovanni Bellini, pittori ufficiali della Repubblica e padri della tecnica pittorica conosciuta oggi come Tonalismo. Questo approccio alla costruzione dei soggetti tramite la stesura del colore, e non attraverso il rigore del disegno preparatorio tipico dell’arte fiorentina, non solo segnerà le opere di molti artisti della zona ma sarà di vitale importanza nella formazione di Tiziano stesso. Venezia in quegli anni è uno dei principali centri culturali d’Europa: le ricchissime famiglie di mercanti, la sostanziale indipendenza dal Papa, e il regime repubblicano ne avevano fatto un porto sicuro per artisti ed intellettuali provenienti da ogni parte del continente, oltre che la capitale italiana della stampa e dunque dei libri, della letteratura e della divulgazione scientifica. Questa è l’aria che respira il giovane pittore e del quale si nutre: una cultura umanista raffinata ed imperniata sul Neoplatonismo in una città dove ricchezza e opulenza fanno da padrone.

A dimostrazione del grande talento di Tiziano, ma anche della difficoltà nel conoscere la sua vera età, abbiamo opere che addirittura risalgono alla prima metà degli anni ’10 del 1500, quando l’artista era probabilmente ancora adolescente. La pala Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da papa Alessandro VI gli viene infatti commissionata nel 1503, quando l’artista aveva dai 13 ai 18 anni. Sempre durante questi anni giovanili, entra in contatto con un altro grandissimo pittore della zona e che sarà per lui di grandissima ispirazione: Giorgione. Insieme realizzano nel 1508 le decorazioni esterne del palazzo veneziano conosciuto come Fondaco dei Tedeschi, oggi perdute. Molte opere giovanili di Tiziano richiamano in maniera evidente lo stile di Giorgione, come possiamo vedere nel Concerto, oggi esposto agli Uffizi, che per secoli è stato attribuito proprio al maestro di Castelfranco Veneto. Pochi anni dopo, si trasferisce per un paio d’anni a Padova dove affresca tre scene della vita di Sant’Antonio per la Scuola del Santo. Grazie a questo ciclo pittorico le sue capacità compositive, la sua maestria nell’uso del colore e l’evidente studio dell’arte antica, oltre che delle opere di Leonardo e Michelangelo, vengono riconosciute da tutti nella regione e lo consacrano come la più grande nuova promessa della Repubblica Veneziana.

Una fama dirompente: la nascita della bottega del Vecellio

I grandi committenti della città, tra i quali ovviamente il governo della Serenissima, iniziano ad ingaggiarlo. Attorno a sé Tiziano, ancora molto giovane, comincia a costruire la sua celebre bottega, la quale con i decenni diverrà sempre di più una vera e propria azienda, con efficiente divisione dei compiti e in grado, dunque, di gestire anche un grande numero di commissioni simultaneamente. Proprio in questo periodo arrivano sempre più richieste da clienti privati, specialmente per ritratti e figure femminili a mezzobusto. Di questo periodo è, ad esempio, Flora, oggi esposta nella Galleria degli Uffizi e realizzata tra 1515 e 1517.  Questo splendido quadro raffigura una giovane donna dai capelli biondo ramati, colore tipico delle fanciulle raffigurate da Tiziano, e si inserisce nel più ampio filone artistico detto delle “Belle”. Molti pittori della laguna veneziani, infatti, in quegli anni stanno cercando di raffigurare l’ideale universale di bellezza femminile. Tanto celebri divengono le donne del pittore Cadorino che ancora oggi chiamiamo Rosso Tiziano la particolare tinta dei capelli delle sue dame.

Flora
Flora, 1515-1517

Tanto è rapido e intenso il suo successo che nel 1516 viene nominato pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, seguendo così le orme dei due maestri Bellini. La sua fama raggiunge livelli tali che i suoi ritratti diventano un vero e proprio status symbol. Le dame veneziane non si accontentano di farsi ritrarre da lui, vogliono essere uno dei suoi capolavori. Arrivano addirittura ad inventare un metodo per ottenere capelli come quelli delle opere del Vecellio: bagnati i capelli in misture di camomilla, cenere, ma anche soda caustica e ammoniaca, passavano le ore più calde della giornata immobili al sole con i capelli distesi su di un copricapo detto Solana, un cappello a tesa larghissima e senza fondo. Del 1518 è una delle sue pale più famose, l’Assunta. Realizzata per la basilica veneziana di Santa Maria Gloriosa dei Friari, è la prima delle numerose pale d’altare realizzate da Tiziano e dalla sua bottega nei molti decenni della loro attività. Fulgide rappresentazioni della gloria della chiesa, queste scene sacre non sono pie e raccolte, piuttosto potenti e scenografiche, di una forza indescrivibile.

Un artista imprenditore

Grazie al lauto compenso, e all’esenzione dalle tasse, che gli venivano dalla nomina di pittore ufficiale della Repubblica, carica che riesce a mantenere per circa sessant’anni, comincia ad investire con estrema cura il suo denaro, soprattutto nel commercio di legname fondamentale per l’industria navale veneziana. La sua naturale propensione agli affari, l’attenta gestione delle finanze, delle pubbliche relazioni e della sua bottega-azienda, gli permettono di accumulare una sempre più ingente ricchezza, tanto da essere oggi considerato come uno degli artisti più ricchi della storia. Lavora sempre più spesso per le corti italiane più illustri: per gli Este a Ferrara, i Gonzaga a Mantova e la nuova dinastia del Ducato di Urbino, i Della Rovere. La difficoltà nel datare la sua nascita forse deriva proprio dal suo rapporto con i committenti. Pare infatti che il Vecellio avesse l’abitudine di cambiarsi l’età per impietosire i creditori

La fama internazionale e le commissioni per Carlo V

Ormai Tiziano è un membro a pieno titolo dell’élite veneziana: frequenta gli ambienti letterari e culturali più in vista della città, è in ottimi rapporti con tutti i suoi committenti, privati, religiosi e istituzionali, oltre ad avere intessuto relazioni con le più ricche famiglie del patriziato locale. Amico intimo dello scrittore toscano Pietro Aretino, tramite quest’ultimo riesce ad entrare in contatto persino con la corte dell’imperatore Carlo V e per quest’ultimo realizza numerosi ritratti sin dal 1530. Grazie a queste nuove conoscenze internazionali, Tiziano si consacra come uno dei primissimi artisti a potersi definire veramente di livello europeo. Fino a questo momento, infatti, la stragrande maggioranza dei suoi colleghi avevano lavorato e si erano fatti conoscere in aree geografiche ben delimitate. Non tutti restano vincolati alla propria città di origine, questo è vero, ma difficilmente la fama di un artista superava i confini della penisola, salvo forse Leonardo grazie al suo rapporto col re di Francia. Tanto intenso diventa il rapporto di committenza con la corte imperiale, che Carlo V finisce con insignire il Vecellio di numerosi titoli e cariche, come quelli di Conte palatino, Cavaliere dello Sperone d’oro e Conte del Palazzo del Laterano. Presto nuove commissioni arrivano da nobili, monarchi e stati di tutta Europa, proprio in virtù della pubblicità fatta dalla corte spagnola.

Gli anni ’30 sono uno dei momenti più floridi della produzione artistica del pittore cadorino. Del 1538 sono due delle sue più splendide opere: la Venere di Urbino e il Ritratto di Gentildonna, conservate rispettivamente una agli Uffizi e l’altra a Palazzo Pitti presso la Galleria Palatina. La prima è innegabilmente una delle opere più conosciute dell’artista. La giovane protagonista è una fanciulla che si prepara per il matrimonio, nuda e distesa su un letto dalle morbide lenzuola. Lo sfondo ci offre uno sguardo intimo all’interno di una tipica abitazione signorile della Venezia dell’epoca.

Venere di Urbino
Venere di Urbino, 1538

Gli anni romani

Nel 1545 compie un nuovo ed importante passo in avanti: parte alla volta di Roma e della corte di Papa Paolo III Farnese. Qui entra in contatto con l’artista che più di tutti era attivo nell’Urbe, ovvero Michelangelo. Nonostante le forti differenze, il Buonarroti, da buon fiorentino, mai avrebbe realizzato un’opera senza prima averla disegnata, non mancano le lodi reciproche. Sotto certi punti di vista, l’approccio viscerale all’arte li accomuna: durante gli ultimi decenni della sua attività, infatti, Tiziano arriverà addirittura a dipingere con le mani, spalmando il colore con le dita e plasmandolo quasi fosse creta. Il suo rapporto con il colore diviene centrale e le sue opere diventano il trionfo di questo approccio. I contemporanei descrivono il suo operato come una costante sovrapposizione di macchie di colori, le quali piano piano danno forma alle figure. Inizialmente visibili solo da grandi distanze, alla fine dei suoi continui rimaneggiamenti i soggetti delle sue opere risultano perfetti. Del periodo romano sono molti dipinti di carattere religioso, ma soprattutto il Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, oggi conservato a Napoli.

L’eredità

Durante la sua lunghissima carriera Tiziano riesce a fare sua la pittura tonale alla veneziana dei maestri, Giovanni Bellini e Giorgione, reinterpretandola e sviluppandola a tal punto da riuscire a promuovere l’arte veneziana come mai prima, soprattutto considerando la totale supremazia fiorentina del 1400 e della prima metà del 1500. La sua pittura è opulenta, drammatica ed espressiva. La resa del colore è senza dubbio la sua caratteristica principale e il suo tonalismo dona profondità e intensità ai suoi soggetti. Tiziano sviluppa dunque il suo cromatismo partendo dalle esperienze dei suoi predecessori, mediando il tutto attraverso la cura, l’attenzione ai dettagli e la nitidezza tipiche dei fiamminghi.

Tiziano muore nel 1576, probabilmente a causa dell’epidemia di peste che aveva colpito Venezia. Sebbene la sua data di nascita non sia certa, si suppone che avesse circa novant’anni.

Foto di copertina: Autoritratto, 1562 circa, Tiziano, Staatliche Museen, Gemäldegalerie, Berlino

Dove e quando

Pieve di Cadora, 1485/1490 – Venezia, 1576

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