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Leonardo Da Vinci
Pittore, scienziato, ingegnere, botanico e anatomista… Leonardo riesce ancora oggi a stupire il mondo per i suoi numerosi talenti. La sua innata curiosità e il suo intelletto straordinario lo hanno consacrato a simbolo assoluto del genio rinascimentale.
Un amatissimo figlio illegittimo: la primissima infanzia e la formazione
Leonardo nasce ad Anchiano, nella campagna intorno a Vinci (in provincia di Firenze), la notte del 15 aprile 1452. I suoi primi anni di vita non devono essere stati molto facili. La madre, Caterina di Meo Lippi, è di umilissime origini e ha appena sedici anni quando lo dà alla luce fuori dal matrimonio. Per lei e Piero di Vinci, il padre di Leonardo, non esiste la possibilità di un’unione riparatrice poiché egli è già promesso a un’altra donna, Albiera di Giovanni Amadori. Caterina va quindi in sposa a un ceramista della zona, Antonino di Piero Buti, lasciando il piccolo Leonardo a Piero e alla matrigna. Fortunatamente, nonostante il suo status di figlio illegittimo, riceve grande affetto e cure amorevoli.
Nei primi anni Sessanta del Quattrocento, la famiglia si trasferisce a Firenze seguendo il lavoro notarile del padre. Poco dopo, però, un dolore segna profondamente la loro vita: Albiera muore a soli ventotto anni. Una perdita che, fortunatamente per noi, non frena il talento del giovane Leonardo.
Ser Piero aveva scoperto che il figlio amava riempire interi taccuini di schizzi e di appunti (cosa che ci permette di intuirne la precoce inclinazione allo studio e al disegno). Deciso ad assecondarne l’indole, lo manda a bottega da Andrea del Verrocchio, artista apprezzato dai Medici per i quali teneva i conti.
Leonardo contribuisce attivamente ai lavori del maestro, tanto che possiamo individuare tracce del suo stile già in opere come Tobiolo e l’angelo, completata dal Verrocchio intorno al 1475 e oggi conservata alla National Gallery di Londra. Ma soprattutto lo ritroviamo nel Battesimo di Cristo, capolavoro realizzato tra il 1475 e il 1478, oggi presente nella collezione della Galleria degli Uffizi di Firenze. Nonostante sia decisamente un’opera del Verrocchio, sappiamo che il piccolo angelo biondo a sinistra è stato realizzato dal giovane Leonardo.
Leggenda vuole che il maestro, di fronte al meraviglioso lavoro dell’allievo, abbia capito di essere stato superato e abbia voluto abbandonare per sempre la pittura per concentrarsi solo sulle sue statue in bronzo e sulle opere di oreficeria.
Un esordio precoce e promettente
Mentre lavora presso il Verrocchio, Leonardo comincia a gettare le basi della sua carriera come artista indipendente. Il padre Piero è un notaio molto in vista e lavora spesso per la corte medicea. Grazie alle sue conoscenze, Leonardo ottiene le prime commissioni delle quali abbiamo notizia.
L’Annunciazione
A soli 20 anni, nel 1472, realizza la splendida Annunciazione, oggi conservata agli Uffizi. Un’opera nella quale si intuiscono la sua instancabile ricerca dell’armonia compositiva e i primi risultati degli studi sull’ottica. L’ambientazione è infatti quella di un tipico giardino rinascimentale, rigoroso e ordinato, ma è soprattutto nel trattamento dello sfondo che possiamo riconoscere quella particolare attenzione per i paesaggi che accompagnerà tutta la produzione.
La committenza della tavola e la sua collocazione originale sono sconosciute. Tuttavia alcuni dettagli della raffigurazione hanno fatto ipotizzare che fosse destinata a un luogo rialzato e decentrato rispetto allo sguardo dell’osservatore. Si spiegherebbe così il braccio apparentemente troppo lungo di Maria che non sarebbe un’imprecisione, bensì il frutto di un esperimento ottico: visto dal basso e di lato, appare corretto e perfettamente proporzionato.
L’Adorazione dei Magi
Leonardo ha quasi trent’anni quando i monaci di San Donato a Scopeto gli commissionano l’Adorazione dei Magi (1482 ca.) anch’essa conservata nella Galleria degli Uffizi. Nell’accordo siglato nel 1481, i chierici avevano espressamente richiesto che l’artista consegnasse l’opera entro e non oltre due anni. Eppure, come sappiamo invece la tavola rimase incompiuta. Da quel che si può osservare, si intuisce che l’artista stava dando all’opera un tenore chiaramente classicheggiante, forse influenzato dalle sue giornate trascorse nei Giardini di San Marco, dove i Medici conservavano una vasta collezione di marmi antichi. Non mancano poi le influenze di artisti a lui più vicini: l’articolata resa prospettica dei diversi piani sovrapposti viene traslata direttamente dai bassorilievi di Donatello, del quale Leonardo studia da vicino la tecnica.
Oltre la pittura: le altre passioni e la partenza per Milano
A quest’epoca è un artista ormai affermato, con diverse opere di successo alle spalle come il Ritratto di Ginevra de’ Benci (1474-1478 ca.,Washington, National Gallery of Art) o la Madonna Benois (1478-1482 ca., San Pietroburgo, Ermitage). Ma la sua fama già da tempo aveva iniziato a mutare: non più visto solo come un eccellente pittore dai potenti dell’epoca, comincia ad essere apprezzato anche per le sue innumerevoli passioni e le sue ricerche nei campi più disparati. Primo fra tutti i suoi estimatori, Lorenzo de’ Medici. Per conto del Magnifico, Leonardo inizia a cimentarsi in studi di natura militare e ingegneristica che gli serviranno, insieme a una lettera del signore di Firenze, come biglietto da visita per presentarsi alla corte degli Sforza.
Vezzi alla corte degli Sforza: Leonardo tra arte, spettacolo e studi militari
È il 1482 quando Leonardo parte alla volta di Milano. La raccomandazione di Lorenzo gli apre le porte della corte degli Sforza, permettendogli di presentare i suoi studi di ingegneria militare al duca Gian Galeazzo Maria Sforza e al suo reggente Ludovico il Moro. Il trasferimento potrebbe celare anche delle ragioni politiche: il Magnifico, con la sua lungimiranza, era solito“prestare” artisti e intellettuali fiorentini alle altre signorie italiane, tessendo una rete culturale che aveva l’ambizioso scopo di rendere Firenze la capitale intellettuale e artistica della penisola.
Nella città lombarda Leonardo continua la sua attività artistica e molte delle sue celebri opere vedono la luce proprio a Milano. Qui gli viene commissionata una pala d’altare per la Confraternita dell’Immacolata Concezione, oggi conosciuta come Vergine delle Rocce (1483-1486) ed esposta al Louvre di Parigi. Quest’opera straordinaria mostra Maria mentre presiede al primo incontro tra Gesù e Giovanni Battista, ancora bambini. L’impianto scenografico è quasi architettonico, con grandi e improbabili strutture di roccia che creano archi e guglie sullo sfondo. L’incontro biblico è rappresentato in riva a un laghetto, immerso in un paesaggio fantastico dove l’artista mostra la sua passione per la botanica nella minuziosa rappresentazione del prato fiorito e delle piante acquatiche.
La natura curiosa e l’acuto intelletto portano presto Leonardo a contatto con i circoli di intellettuali della corte milanese, dove ha modo di mettersi in mostra grazie alla sua personalità socievole, alle sue vaste conoscenze e persino al suo talento musicale suonando una peculiare lira in argento da lui stesso costruita. Nel frattempo, continua i suoi studi di idraulica e di ingegneria sia civile che militare, tanto che il duca lo coinvolge nei lavori di ampliamento della rete dei Navigli e dei nuovi quartieri che vi sarebbero sorti attorno. A corte diviene presto famoso per le sue macchine, tanto che Ludovico il Moro lo incarica di organizzare le nozze di Gian Galeazzo con Isabella d’Aragona. Per questo grandioso evento, Leonardo inventa e realizza intere scenografie, azionate da sofisticati meccanismi, in grado di muoversi e di proiettare effetti luminosi sugli spettatori.
L’Ultima Cena
La permanenza di Leonardo a Milano dura quasi vent’anni, fino al 1499 quando è costretto ad andarsene per l’arrivo delle truppe francesi che intendono invadere la città. Il coronamento di questo periodo è senza dubbio il Cenacolo, detto l’Ultima Cena (1494-1498), iconico affresco che adorna una delle pareti del refettorio di Santa Maria delle Grazie. Leonardo realizza l’opera poco prima di lasciare la città. L’artista non amava la pittura su parete, radicalmente diversa da quella su tela o su tavola. Per realizzare un affresco bisogna essere rapidi, non c’è spazio per i ripensamenti e i cambi di rotta: i colori devono essere stesi prima che l’intonaco si asciughi del tutto o rischiano di andare perduti. Leonardo odia lavorare di fretta, le sue opere sono solitamente ragionate in più fasi, modificate, rivisitate più e più volte fino ad ottenere il risultato ottimale. Ostinato, decide di affrontare la parete come fosse una tavola, usando le stesse misture di colori e la biacca delle sue opere “mobili”. Sebbene al suo compimento l’affresco risultasse meraviglioso e dai colori brillanti, la tecnica da lui impiegata, unita alla forte umidità degli ambienti del refettorio, ne hanno impedito la corretta conservazione e oggi risulta irrimediabilmente compromessa.
Ingegnere e artista: Leonardo tra le guerre dei Borgia e la Repubblica Fiorentina
Fuggito da Milano inizia a vagare per l’Italia. Entra infine al servizio di Cesare Borgia, figlio di Papa Alessandro VI e accanito guerrafondaio, impegnato nella conquista della Romagna per conto del padre. Il Valentino, come veniva chiamato, si serve di Leonardo prevalentemente come ingegnere militare. Per lui, l’artista realizza una nuova miscela di polvere da sparo e studia nuovi progetti per le fortezze e i porti della zona.
Nel 1503 finalmente torna in Toscana. A Firenze si impegna in un enorme affresco per celebrare la Battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio in contemporanea con Michelangelo, incaricato di lavorare alla parete antistante. Purtroppo, a parte i disegni preparatori, non arriva a realizzare nulla e oggi non ci resta che immaginare come doveva essere l’opera finita.
Sempre in questi anni si getta in un altro grande progetto, questa volta di ingegneria idraulica, per la Repubblica fiorentina: la modifica del corso del fiume Arno. L’obiettivo è creare una via d’acqua che colleghi Firenze, Prato e Pistoia direttamente al mare così da evitare la dipendenza da Pisa per i commerci marittimi. Nei primi anni del Cinquecento era infatti scoppiata una guerra feroce tra Firenze e Pisa, e Leonardo sperava che il suo progetto riuscisse a indebolire economicamente la città nemica. Per questo inventa potenti macchine scavatrici e realizza ambiziosissimi progetti idraulici. I lavori cominciano nel 1504 ma non verranno mai portati a compimento.
La Gioconda
Nello stesso anno, inizia però un’altra impresa, all’apparenza più modesta delle precedenti ma che ancora oggi smuove gli animi di chiunque la osservi: la Gioconda. Leonardo completa questo piccolo ritratto, nella sua prima versione, intorno al 1506. Il soggetto del dipinto è probabilmente Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, un ricco mercante di Firenze. Non a caso il quadro è anche conosciuto come Monna Lisa, dove la parola monna è una storpiatura di Madonna che ai tempi significava Signora ed era un appellativo tipico delle dame della città.
L’artista però non consegnerà mai il dipinto alla sua modella. La Gioconda lo accompagnerà per tutta la vita e subirà numerosi ritocchi prima di essere ceduta al re di Francia Francesco I, presso il quale lavora negli ultimi anni della sua vita. Grazie alle analisi a raggi X sappiamo che sotto lo strato più superficiale del dipinto esistono almeno altre tre versioni precedenti dell’opera, prova del perfezionismo e della continua ricerca dell’innovazione del maestro di Vinci. L’enigmatico ritratto della dama dallo sguardo ipnotico e dal sorriso ineffabile è oggi custodito al Louvre di Parigi.
Il lascito di un genio rivoluzionario
Sebbene ci abbia lasciato poche opere, Leonardo è stato senza dubbio un artista straordinario. Le sue figure sono caratterizzate da un’estrema dolcezza ed evanescenza, dai contorni morbidi e sfocati. Con lui il chiaroscuro non è più semplicemente una tecnica utilizzata per rendere la realtà solida dei corpi, ma è impiegato per creare penombre e riflessi luminosi, per donare alle opere un aspetto vaporoso ed etereo. Anche i paesaggi nei suoi dipinti mostrano lo spirito innovatore dell’artista: solitamente considerati di poca importanza dagli artisti italiani dell’epoca, quelli di Leonardo mostrano un attento studio dei modelli fiamminghi ai quali si aggiunge la sua personale tecnica prospettica detta de’ perdimenti. Attento studioso della natura, aveva intuito il principio ottico dietro la perdita di nitidezza che subiscono i grandi oggetti in lontananza, come accade quando si osservano delle montagne all’orizzonte. L’aria, sebbene invisibile da vicino, accumulandosi nelle ampie distanze ostacola la vista. Consapevole di questo fenomeno riesce, con una lieve tinta azzurra, a rendere questo effetto anche nelle sue opere.
Caratteristica di Leonardo Da Vinci è anche l’enorme mole di manoscritti che ci ha lasciato. Come già anticipato, sin da piccolo ha l’abitudine di osservare e annotare le proprie considerazioni e idee compilando volumi interi di pensieri e invenzioni. Famosi sono i suoi trattati di ingegneria militare, civile e idraulica, le ricerche in botanica e geologia, così come gli iconici progetti delle sue macchine. Forse, però, i suoi scritti più affascinanti riguardano gli studi sul volo degli uccelli e sulla possibilità, un giorno, di dotare di ali anche gli esseri umani. Tutto questo disegna il ritratto di un personaggio complesso e poliedrico, amato dai contemporanei per la sua intelligenza ma anche per la sua naturale simpatia.
Leonardo muore ad Amboise, in Francia, nel 1519 all’età di 67 anni, dopo aver vissuto una vita intensa e piena di imprese straordinarie.
Foto di copertina: Autoritratto, 1515 circa, Biblioteca Reale, Torino
Vinci, 1452 – Amboise, 1519
Pittura, scienza, ingegneria, botanica, anatomia
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